mercoledì 18 luglio 2012

Report del Trofeo Lutador de Elite

Il mio essere stato "arbitro" di questo evento unico in Italia, non mi impedisce dallo scriverne un report.
Ho volutamente scritto arbitro tra le virgolette perché come ho già detto e scritto, la mia presenza lì è stata quasi del tutto scenica.
Non pensate male, non c'è stato nulla di combinato, ha vinto semplicemente quello che attualmente si può considerare l'atleta di BJJ più forte sul territorio italiano, Luca Anacoreta.
Facevo riferimento all'alto livello degli 8 atleti che si sono affrontati in un regolamento sui generis per quelli che sono gli standard del BJJ in Europa, e quasi in tutto il mondo, salvi rari tornei lontani da qui e inarrivabili ai più, un livello alto non solo tecnicamente, ma soprattutto sportivamente.
8 lottatori con background quasi del tutto diversi, età, categorie di peso, provenienza geografica...tutto o quasi diverso. Accomunati da un kimono bianco, dall'amore per il BJJ e dall'aver accettato una sfida alla cieca.
Con questi presupposti potete immaginare la correttezza con la quale si siano scontrati. Più che arbitro, nel 90% delle lotte sono stato un mero "guardalinee"...controllando che non uscissero dal tatami durante la lotta e che non si facessero male.
Una sfida alla cieca, una sfida nella sfida anche per l'organizzatore, un appassionato sognatore e idealista, un giovane praticante di BJJ.
Per loro l'onore di essere stati invitati e l'onere di dover lottare con regole a loro quasi totalmente estranee, abituati come sono al regolamente IBJJF, un regolamento che premia il migliorare la propria posizione al fine di sfruttare tale posizione per tentare una finalizzazione, scopo ultimo della disciplina.
Un regolamento che soprattutto ad altissimi livelli premia più un certo tatticismo, una ricerca del punto, del vantaggio, rispetto allo spettacolo vero e proprio dato dalla ricerca di una finalizzazione.
Io sono uno di quelli che contesta il regolamento del Tae Kwon Do, anch'esso troppo diretto al "punto", e poco al ko. Capisco il dover scendere a patti con i regolamenti olimpici, ma così si snaturano le discipline.
Ecco perché, non solo da questo punto di vista ho apprezzato subito l'idea di arbitrare in un torneo in cui i primi 6 minuti si cercasse solo la finalizzazione, per poi gli ultimi 4, assegnare punti solo alle tentate finalizzazioni, quelle da cui l'avversario deve aver dimostrato una difesa efficace, e che in caso contrario sarebbe finita con un tap or snap o una bella pennichella di qualche secondo.
In più c'è l'aspetto romantico di chi ama il BJJ, ossia quel ritornare alle origini...
Premesso tutto ciò, la parte arbitrale è stata semplice semplice. Varie lotte finite per sottomissione, alcune finite in pareggio come punti, ma di facile decisione, altre un po' più complicate, in particolare la finale, tra i due fratelli, in cui dopo i 10 minuti, ce ne sono stati altri 5 di extra-time in cui gli atleti hanno dato il massimo nonostante la stanchezza e la totale assenza di aria dentro al palazzetto.
Credo che tutti, i curiosi, ma anche gli scettici venuti per fare presenza o pubbliche relazioni che fossero, siano rimasti soddisfatti dello spettacolo tecnico offerto.

Mezzo palazzetto seduto negli spalti da 5 euro, lì solo per il Trofeo Lutador de Elite, l'altra metà, quella a 8 euro di fronte al ring, in cui veniva ospitato il galà di Thai, quasi vuota.
Nicola Mercuri, l'ideatore, idealista e sognatore, è l'organizzatore che ha messo tutto di tasca propria, senza percepire nemmeno un euro dalla presenza di tutte quelle persone. ZERO. Ha anche ospitato a casa sua alcuni dei lottatori.
Un evento che sarebbe dovuto cominciare alle 20, e che invece è iniziato alle 21 per problemi organizzativi dell'under-card di Thai.

E delle altre cose spiacevoli di cui il pubblico non si è reso fortunatamente conto, non ne scrivo. Sono state tutte esterne al Trofeo Lutador de Elite, che è stato un successo.
Ora non ho idea se ci sarà o meno un 2° Trofeo..., o se qualcuno, con più finanziamenti, una maggiore esperienza nell'organizzazione, prenderà l'idea per inserirla in un torneo con regole attuali come se fosse un "prestige fight", ma tutti ricorderanno che Nicola Mercuri sia stato il primo ad averlo realizzato.
Ringrazio quegli altri 8 senza i quali non ci sarebbe stato questo evento. Loro che hanno creduto in un trentenne senza titoli, senza un cognome importante, ma con un'idea e un sogno. E l'hanno fatto per il piacere della lotta, del confrontarsi contro atleti che mai avrebbero avuto di affrontare e con un regolamento "unico", e non come ho letto su un forum per i 500 euro di borsa al vincitore.
Quell'utente è ovviamente estraneo al mondo del BJJ, in cui i praticanti, dalla cintura bianca alla nera(è vero che alcuni hanno qualche sponsor, ma se lo meritano), a proprie spese si iscrivono a tornei in tutto il mondo, sostenendo, sempre a proprie spese, le trasferte. Partecipando in base al colore della cintura che tiene chiuso il loro gi, alla propria categoria di peso o di età, o ad open.
Ringrazio i "FAB8" Luca ovviamente, ma anche gli sconfitti, i fratelli Marcel e Leonardo Leteri, Alessandro Federico, Davide Cirelli, Ciro Ruotolo, Fabio Anacoreta e Paolo Strazzullo, perché i loro sorrisi, i loro abbracci prima e dopo le lotte, mostravano un qualcosa che andrebbe mostrato ai nostri nipoti e figli, passione, dedizione, rispetto e sport.
Qualcosa che nel mainstream del quotidiano non è possibile vedere, tutto offuscato da un giuoco mostruoso che divora cervelli e soldi...

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