martedì 9 ottobre 2012

Report "lungo" dell'UFC on Fuel TV 5 – Nottingham 2012

UFC on Fuel TV 5 – Nottingham 2012



Sabato 29 settembre in quel di Nottingham c’è stato un evento molto importante per l’Europa delle MMA. L’UFC, l’organizzazione, che possiamo tranquillamente definire come “IL” campionato del mondo, ci ha omaggiati di una card decisamente piena di adrenalina, che ha visto affrontarsi fighter inglesi, europei e americani.

Nessun nome della top five, nessun titolo in palio, ma la voglia degli atleti del main event di entrare tra quei cinque, o almeno di avvicinarsi e la necessità per alcuni di vincere per non essere licenziati, DO or DIE.

Settimana piena di impegni promozionali, sostenuti soprattutto da alcuni fighter che non avrebbero dovuto combattere quel Sabato, ma in futuro, alcuni più vicino, altri meno. Alexander Gustafsson, Ross Pearson e Michael Kuiper. Sempre sorridenti e disponibili, non solo con noi reporter, ma anche con i fan incontrati ovunque si trovassero. Nottingham è una cittadina molto piccola, e non era difficile incontrarli, ma soprattutto riconoscerli, in giro durante il giorno o la sera per i locali.

Sin dal Mercoledì mattina ho potuto seguire i fighter in varie attività. Ho iniziato con Alexander Gustafsson, giovane in ascesa che ha di fronte a lui un match contro un vecchio leone come Shogun Rua. Siamo stati all’FM Arena, in cui ha fatto un paio di pattinate con la squadra locale, mostrandosi incuriosito dall’hockey. Se non fosse stato per dei pattini non della sua taglia, probabilmente sarebbe rimasto a giocare tutta la mattina.

Nel pomeriggio sono stato agli allenamenti aperti al pubblico, in cui ho potuto intervistare Jimi Manuwa e vedere Dan Hardy fare “sparring” con un bambino della Rough House Gym con la cresta rossa.

Il Giovedì, dopo la conferenza stampa tenuta direttamente da Dana White, grazie a Roberta Casalino, ho potuto assistere e documentare la consueta visita dei guest fighter ad un ospedale pediatrico, in questo caso erano Alexander Gustafsson, Ross Pearson e Michael Kuiper. Con noi c’erano anche il manager dello svedese, la compagna dell’inglese, due dei giornalisti di Fighters Only e Brendan Loughnane (membro del TUF UK). Hanno portato dei giochi in regalo ai bambini di vari reparti. C’è stato un padre, con la maglietta della nazionale inglese di rugby, più felice del figlio di incontrare i fighter dell’UFC.

Poi la sessione di domande riservata ai membri dell’UFC Fight Club, ospite Ross Pearson, che ha intrattenuto il pubblico di casa in modo simpatico e divertendosi lui stesso, lanciando frecciatine al suo prossimo avversario, che è stato anche il coach rivale al reality show TUF Australia vs UK.

La serata dell’evento è andata come da programma, a parte un piccolo problema di rete internet, trasmessa gratis in streaming sia su Facebook che sul sito UFC.tv, tante emozioni, alcuni colpi di scena che hanno letteralmente gelato il pubblico inglese, altri che invece lo hanno esaltato così tanto da far tremare l’arena…

L’under card, trasmessa gratuitamente sulla pagina di Facebook, è stata un susseguirsi di emozioni come da programma, ma non come da aspettative dei tifosi inglesi venuti a riempire l’FM Arena(di solito palazzetto del ghiaccio in cui gioca la squadra locale di hockey), i quali speravano di iniziare la serata con la vittoria di Jason Young, che è stato colpito duramente subito nel primo minuto del primo round da Robbie Peralta. Questa sconfitta potrebbe decretare il cut del fighter di casa, dato che all’UFC ha un record di 1-3.

Il match successivo vedeva il debutto del fenomeno del BJJ l’islandese Gunnar Nelson contro l’esperto Damarques Johnson. Un incontro nato viziato dal mancato peso dello statunitense, il quale quindi è entrato nella gabbia con molti chili in più, ma in cui la differenza nel ground game è stata fondamentale. Il gelido Gunnar non ha pensato al peso, ma solo a controllare lo striking dell’avversario nelle prime fasi, portarlo a terra, controllarlo e dominarlo pazientemente fino a costringere Johnson al tap per Mata Leao. Eccellente debutto per Nelson e probabile addio allo statunitense. C’è da dire che a differenza dell’UFC a Birmingham, qui il pubblico non ha fischiato durante le fasi a terra, anzi, ha esultato per la vittoria del pupillo di Renzo Gracie.

Entrata spettacolare dell’inglese Tom “Kong” Watson anche lui al debutto all’UFC, che si è trovato di fronte un altro ex membro del TUF(il reality show tramite il quale l’UFC cerca nuovi talenti) Brad Tavares. Watson ha dato prova di aver cuore e tanta voglia di farsi notare all’UFC, ma non è bastato contro un solido Tavares, che ha gestito bene il match nello striking per poi cambiare e portare l’avversario a terra controllandolo per tutte e tre le riprese. È un passo avanti per lo statunitense e un mezzo passo falso per l’inglese che ha comunque meritato probabilmente una seconda chance. Discutibile il verdetto di uno dei giudici che ha dato la vittoria al fighter di casa.

Altro incontro tra europei, entrambi ex membri di due diverse edizioni del TUF, l’inglese Andy Ogle e lo svedese Akira Corassani. L’atleta di casa non riuscì per un infortunio a qualificarsi per la finale del TUF e chiese, piangendo, al Presidente Dana White di poter combattere in una eventuale card in Inghilterra, il quale apprezzò la voglia del ragazzo di combattere con loro dell’UFC. Questa voglia e dedizione lo hanno portato ad inanellare una serie di vittorie fuori dall’UFC, e quindi si è presentato carico contro Akira, ma soprattutto appoggiato da tutto il palazzetto. Match equilibrato e a tratti vagamente noioso, primo round pari con preferenza allo svedese, secondo decisamente a favore di Corassani, che però cede nel terzo e passa i 5 minuti controllato dall’avversario che non riesce a chiudere il match. Vince lo svedese per split decision, ma a sentire Dana White, lui avrebbe dato il primo round all’inglese, il che significa che lo rivedremo in qualche altra card.

Ultimo incontro dell’under card, un altro debutto, Jimi Manuwa con un record fuori dall’UFC di 11-0 contro un veterano dell’ottagono, Kyle Kingsbury(alla cerimonia del peso vestito da Sherlock Holmes). Una prova dura e seria per entrambi. Il fighter di casa, pur essendo nato negli USA è inglese di adozione e si allena a Londra, doveva dimostrare di non essere un fighter forte solo nei circuiti minori e di essere al livello dell’UFC, che lo ha cercato tanto prima di riuscire a metterlo sotto contratto. Lo statunitense invece dopo una striscia di 4 vittorie viene da due sconfitte pesanti e una possibile sconfitta a Nottingham avrebbe potuto determinare il suo addio all’UFC. Primo round che inizia come Manuwa non avrebbe mai voluto, con lui portato a terra incapace di difendersi dal take down di Kingsbury, che però non riesce a capitalizzare e a tenere il match al suolo. In piedi il debuttante punisce severamente Kyle mettendolo più volte knock down. Secondo round che inizia come il primo, ma anche questa volta Manuwa riesce a rialzarsi, ma non ad essere dominante come nel round iniziale, portando però nelle fasi di clinch colpi pesanti al viso dell’avversario. Kingsbury chiude la ripresa recuperando portando a segno un single leg e cercando la monta dalla side senza successo. Il terzo round non viene disputato per intervento del medico, Kingsbury ha un occhio completamente chiuso a causa dei colpi ricevuti e nonostante ciò avrebbe voluto continuare. Onore a lui, un combattente vero.

Main card, in chiaro e gratis dal sito UFC.tv, che inizia con un altro idolo di casa Che Mills contro il più esperto Duane Ludwig. Mills domina subito il match infliggendo molti colpi allo statunitense, da dentro la guardia. Una volta in piedi l’inglese porta a segno un altro take down, durante il quale il ginocchio di Ludwig compie una torsione non naturale e immediatamente schiena a terra fa notare al proprio avversario il problema, che sportivamente si interrompe evitando di portare colpi non necessari. Peccato per l’infortunio, sarebbe stato un match molto intenso.

Uno degli incontri più attesi nella card era sicuramente quello tra i due “John”, Hathaway contro Maguire. Fighter dalle caratteristiche diverse, che nella conferenza precedente all’evento non hanno nascosto che avrebbero preferito non combattere l’uno contro l’altro, conoscendosi da tempo ed essendosi anche allenati qualche volta insieme. Ne è venuto fuori un match noioso, in cui nessuno dei due ha voluto spingere veramente. Tre riprese sicuramente tecniche, ma poco spettacolari, in cui ha prevalso la maggiore esperienza all’UFC del più giovane Hathaway.

Wiman contro Sass: entrambi vogliosi di entrare tra i top five della categoria. Lo statunitense torna dopo un lungo stop contro un avversario non facile, l’inglese Sass, asso della lotta a terra che ha un record all’UFC di 3 vittorie per submission al primo round. Match come da aspettative tutto a terra e tutto nel primo round, in cui gli scambi di posizione sono stati tanti e veloci, ma a prevalere non è stato il ragazzo di Liverpool, ma lo statunitense che ha chiuso un arm bar da manuale, costringendo l’avversario alla resa. Il pubblico inglese ha applaudito nonostante la vittoria fosse andata a Wiman. Questo è sport.

Altro match atteso è quello tra Brad “One Punch” Pickett e Yves Jabouin, i quali hanno dato spettacolo grazie a scambi in piedi veloci, precisi e decisamente potenti. Nessuno dei due voleva cedere un centimetro, ma è il fighter di casa ad essere più incisivo e pressante, e riesce a mettere ko il proprio avversario con un montante veloce ed esplosivo non visto dall’haitiano. Pubblico in delirio per One Punch Pickett.

Pubblico in delirio all’ingresso di Dan “The Outlaw” Hardy, il quale combatte letteralmente a casa sua, avendo casa a pochi metri dal palazzetto… match importantissimo sia per lui che per il suo avversario, Amir Sadollah, vincitore contro ogni pronostico del TUF 7. Entrambi necessitano di un’altra vittoria per cementare la loro permanenza, all’UFC. Incontro che contro le aspettative finisce per decisione, emozionando però ad ogni ripresa. L’atleta inglese non parte benissimo, e sembrano affacciarsi vecchi fantasmi durante un primo round gestito dallo statunitense, soprattutto negli scambi di boxe a centro ottagono. Ma Hardy vuole dimostrare di non essere più un kick boxer dedicatosi alle MMA, ma di essere veramente cambiato e nel secondo e terzo round domina alternando ottime fasi di striking ad un buon wrestling. Nelle fasi a terra Sadollah è pericoloso, ma l’inglese ha già fatto vedere contro GSP di sapersi difendere egregiamente dai tentativi di sottomissione. Vittoria meritata, palazzetto letteralmente in festa. Hardy dopo la conferenza stampa è tornato a casa a piedi con la borsa in spalla, ed un sorriso incredibile.

Main event…il gigante Struve contro il granitico e imbattuto Miocic. Il wrestler statunitense, ma croato di origine domina facilmente il primo round, imponendosi con uno striking preciso e potente, ma soprattutto evita di andare in ground and pound sull’olandese il quale grazie alle sue leve lunghissime riesce a chiudere submission fulminee che lo hanno salvato più di una volta da una sconfitta certa. Nel secondo round Struve entra più deciso, gestisce direttamente il ritmo dell’incontro e domina chiudendo il match per ko tecnico dopo una serie di colpi di boxe precisi e potenti.

Ringrazio di nuovo Roberta per la disponibilità, e le chiedo anche scusa, la memoria cancella gli errori non voluti, i video no.

C’è chi ha criticato questa card, ma sbagliando. Del resto è la politica della società, offrire spettacolo, far crescere i fighter anche in contesti con meno pressione, sì perché combattere in una card PPV significa ricevere attenzioni e subire aspettative decisamente maggiori e cercare di esportare le MMA, ma soprattutto il marchio UFC nel vecchio continente, ancora troppo legato a sciocchi stereotipi sulla violenza, ma soprattutto in cui gli sponsor guardano solo ed esclusivamente agli sport di squadra come il calcio o a discipline come il Judo, che sono la causa del bando delle MMA in Francia e in Norvegia.

Ringrazio l’amico e fotografo Salvo Sammito, molestato da una perfida hostess di terra al ritorno, Stefania per la compagnia, e chi pazientemente mi ha supportato in loco e anche a distanza.

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